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Come rendere il tuo sito web un luogo dove ogni visitatore si senta a casa

Hai presente quando organizzi una festa e finisce che trovi in salotto un gruppo di amici che parla di filosofia, in cucina qualcuno che si lancia in balli improbabili, e in giardino chi si abbuffa di tartine senza sosta?

È un caos, ma un caos bellissimo, perché ognuno trova il suo spazio.

Ecco, secondo me, il tuo sito web dovrebbe funzionare proprio così: un ambiente inclusivo, dove ogni ospite – o meglio, ogni utente – riesce a muoversi come preferisce, trovando esattamente quello che gli interessa, anche se arriva da un link sperduto su un social o atterra su un articolo del blog che avevi quasi dimenticato.

Insomma, invece di pensare a un tragitto lineare, dove il visitatore entra sempre dalla porta principale (home page) e segue un corridoio pieno di indicazioni rigide, dovresti strutturare il tuo sito come un piccolo mondo, ricco di percorsi e sentieri che si intrecciano.

In questo articolo, cercherò di spiegarti come farlo in modo pratico, mettendomi nei tuoi panni.

Senza troppi paroloni e noiosi tecnicismi, mi piacerebbe darti suggerimenti sul come ristrutturare il sito web partendo dalle persone che lo visitano.

Vedremo perché è importante creare le buyer personas (tranquillo, non è niente di spaventoso), come usare queste informazioni per dare senso a ogni sezione, e come tutto ciò si traduca in un percorso più fluido e naturale per i tuoi potenziali clienti.

Il risultato finale? Un sito che converte di più e rende felici sia chi lo frequenta, sia chi lo gestisce.

Quando i visitatori non seguono il copione: perché succede?

Mettiamola così: puoi anche pianificare un “viaggio perfetto” per i tuoi utenti, con pagine iniziali, intermedie e finali curate al millimetro.

Ma poi la realtà è che il visitatore fa di testa sua.

Si infila in una ricerca su Google, trova la tua vecchia pagina del blog sulle curiosità di settore, ci clicca, si guarda attorno, poi magari passa alla sezione “Chi siamo”, si spaventa, oppure si entusiasma e comincia a cliccare a caso.

In tutto ciò, le tue “landing page ideali” stanno lì che se la prendono a male, perché erano state preparate con tanto amore ma restano semi-deserte.

È frustrante, no? Eppure, è la natura del web.

La domanda che dovremmo farci è: “Come posso far sì che tutto il sito sia perfettamente godibile per diverse tipologie di utenti, a prescindere dal percorso strampalato che scelgono?“.

La risposta, in soldoni, è: impostare l’intero sito in funzione delle persone.

Non solo una landing dedicata a un particolare target, ma tutto l’ecosistema del tuo brand online.

Ogni pagina, ogni immagine, ogni paragrafo dovrebbe parlare in qualche modo alle tue “persone tipo”.

Pensa a una festa dove tutto, dal buffet alla musica di sottofondo, è pensato per dare il benvenuto ai tuoi ospiti più cari.

E se arrivano dalla finestra anziché dalla porta principale? Fa niente, l’importante è che trovino subito l’atmosfera giusta.

Cosa sono davvero le “personas”? (Spoiler: non solo età e professione)

Quando senti dire “profilo utente” o “buyer persona”, magari pensi a uno schemino freddo con dati demografici essenziali: età, sesso, luogo di residenza, reddito, titolo di studio.

Tutto qui? Macché.

Quelli sono dati utili, ma non ti raccontano la storia completa.

Le persone reali non si lasciano incasellare così facilmente.

Una “persona” fatta come si deve comprende anche:

  • Punti dolenti: ovvero cosa li preoccupa, cosa li fa arrabbiare, quali problemi li spingono a cercare una soluzione.
  • Obiettivi: cosa sognano, cosa vorrebbero raggiungere, perché si alzano al mattino e vanno avanti.
  • Preferenze comportamentali: fanno acquisti d’impulso o studiano mille alternative prima di spendere un euro? Consultano forum, chiedono ad amici, o si fidano solo di fonti ufficiali?
  • Abitudini di navigazione: usano più lo smartphone o il computer fisso? Cercano tutorial video o adorano i testi corposi?
  • Conoscenza tecnica: sono “smanettoni” che potrebbero installarsi da soli un server in camera da letto o hanno bisogno di una guida passo-passo anche per caricare una foto profilo?

Capito il punto? Non basta sapere che “Mario ha 30 anni e abita a Milano”: devi capire cosa pensa, come si sente e in che modo i tuoi contenuti possono colpirlo al cuore (o almeno al cervello).

Un esempio pratico: come parlare a persone diverse

Facciamo un esempio lampo: mettiamo che tu venda corsi di yoga online.

Tra i tuoi clienti ideali ci sono:

  1. Marta, 35 anni, super-stressata manager che ha bisogno di rilassarsi e di trovare esercizi per ritrovare un minimo di pace dopo giornate in ufficio infinite.
  2. Luca, 50 anni, ex atleta con problemi alla schiena, che cerca soluzioni per alleviare il dolore ma vuole anche un approccio scientifico ben documentato.
  3. Chiara, 28 anni, influencer nel campo del benessere, in cerca di contenuti inediti da condividere con la sua community.

Secondo te, basterà una singola pagina di vendita con un messaggio generico tipo “Lo yoga fa bene, comprate il corso!”?

Direi di no.

A Marta devi far capire quanto il tuo percorso la aiuterà a gestire lo stress e magari dormire meglio.

A Luca dovrai mostrare studi medici, testimonianze di fisioterapisti e spiegare le posizioni ottimali per chi ha mal di schiena.

Chiara, invece, vorrà qualche dettaglio sullo stile comunicativo e sugli extra contenuti che può condividere su Instagram.

In pratica, ogni sezione del sito può “parlare” a uno di questi personaggi.

Se qualcuno capita sulla pagina pensata per Marta, ma è un “Luca”, magari riuscirà comunque a trovare un rimando a un contenuto più adatto a lui.

È questa la potenza di un sito costruito sulle personas: anche entrando dalla finestra, i visitatori non si sentono più smarriti.

Perché ristrutturare l’intero sito con un occhio alle personas

Vediamo i benefici concreti di un approccio “persona-centrico” che non si limiti a piccole landing.

Uno su tutti: gli utenti si sentono compresi.

E quando un visitatore percepisce che parli la sua lingua, tende a fidarsi di più, a continuare la navigazione, a compiere azioni (iscriversi, comprare, contattarti) e a parlare bene del tuo brand.

Oltre a questo, se hai più tipi di clienti, potresti scoprire che alcuni segmenti sono molto più profittevoli di altri.

Magari, inizialmente, pensavi che il tuo pubblico di riferimento fosse quello maschile 30-40, ma poi i dati ti dicono che le donne 50+ spendono il doppio. Oppure che la fascia 20-25, pur essendo sempre al verde, ha un forte potenziale di crescita a lungo termine.

Se tracci correttamente chi visita cosa, e come si comporta, puoi ottimizzare tutto il tuo ecosistema.

Dalla home page ai post del blog, dagli annunci pubblicitari ai funnel di vendita.

Per rendere tutto questo più immediato, puoi immaginare la struttura del sito web come una mappa: ogni persona ha un sentiero preferito, ma a volte svolta in un altro percorso.

Se la tua mappa è piena di segnali chiari – “Sei un manager stressato? Guarda qui”, “Hai problemi con la schiena? Dai un’occhiata a questa sezione” – allora chiunque approdi su una pagina qualsiasi può subito capire dove dirigersi.

Consigli pratici per iniziare a ristrutturare il sito (senza impazzire)

1. Studia i dati che hai già

Butta un occhio alle statistiche del tuo sito. Cerca di capire:

  • Quali pagine vengono visitate di più.
  • Da dove arrivano i visitatori (Google, social, email…).
  • Quali parole chiave hanno usato per trovarti.
  • Dove rimbalzano e se c’è un punto in cui “scappano”.

Analizza anche i commenti, le email che ricevi, le domande frequenti dei clienti.

Tante volte, lì in mezzo, trovi indizi preziosi.

Le persone spesso ti dicono chiaramente cosa vogliono, basta prestare attenzione.

2. Crea (o aggiorna) le tue buyer personas

Lo so, a volte è un po’ noioso sedersi lì a definire un personaggio inventato.

Ma se lo fai bene, ti assicuro che poi sarà come avere una bussola.

Non fermarti ai dati demografici: scendi in profondità.

Domande che amo fare ai miei clienti: “Cosa fa arrabbiare il tuo cliente tipo?”, “In che momento decide di cercare una soluzione?”, “Con chi si consulta prima di prendere una decisione?”.

Le risposte a questi interrogativi sono benzina per i tuoi contenuti.

3. Ridisegna la navigazione in base ai percorsi

Che vuol dire?

Prendi carta e penna, oppure un software di diagrammi, e disegna i possibili itinerari di Marta, Luca, Chiara e chi altri hai definito.

In pratica, collega le pagine in modo che chi arriva da un link X possa facilmente saltare a un’altra sezione coerente con i suoi interessi.

In questa fase, ti può essere di aiuto un professionista che lavora come consulente SEO, perché può darti dritte su come organizzare al meglio i menu, i titoli e i collegamenti interni, così da far incontrare al visitatore la pagina più adatta al momento giusto.

4. Semplifica, riduci il superfluo, metti in risalto le cose utili

Un principio base: non far perdere tempo.

Se una sezione è inutile a tutti i tuoi profili di utenza, forse è il caso di archiviarla o di nasconderla nei meandri del sito.

Al contrario, se un contenuto è importante, dagli più visibilità.

Usa elementi grafici, pulsanti in evidenza, brevi frasi in grassetto che spieghino subito il beneficio di cliccarci sopra.

Un caso concreto di successo

Ti racconto un aneddoto professionale.

Un’azienda che si occupa di servizi bancari tradizionali voleva diventare una stella nel settore Fintech e Banking as a Service.

Il problema era che il loro vecchio sito sembrava uscito dagli anni ’90, con un pubblico di pensionati e risparmiatori locali, mentre puntavano a dirigenti di alto livello interessati a soluzioni innovative.

Cos’abbiamo fatto?

In primo luogo, abbiamo parlato (sì, dal vivo!) con i responsabili d’azienda, chiedendo di descriverci i loro clienti ideali: CFO, CTO, manager a cui brillano gli occhi davanti alle parole “API” e “conformità”.

Dopodiché, abbiamo ascoltato come questi dirigenti cercavano informazioni: “Vogliamo le caratteristiche tecniche subito, i test di sicurezza, i dati su ROI e risparmio sui costi”.

La vecchia struttura del sito era tutta una “Visita la nostra filiale” e “I nostri sportelli sono aperti dalle 9 alle 13, poi pausa pranzo…”.

Abbiamo ribaltato la prospettiva, dedicando ampie sezioni a documenti tecnici, spiegando come l’azienda potesse supportare l’innovazione di chi cercava soluzioni all’avanguardia.

Il risultato? Traffico organico salito da poche migliaia a oltre 38.000 visitatori mensili, e un aumento di contatti e richieste da parte di persone esattamente in target.

Creazione di profili utente per il tuo sito web (o “personas” a prova di realtà)

Magari la parola “persona” ti suona come un concetto un po’ astratto, tipo quelle schede che si vedono nelle presentazioni di marketing, con età, livello d’istruzione e reddito.

Invece, per me, una persona è un personaggio bello vivo, con tanto di abitudini, desideri, dubbi, preferenze, e pure piccole manie che lo rendono unico.

Inizia con ciò che sai

Spesso le migliori intuizioni vengono da conversazioni reali con i clienti, più che dalle analisi di mercato. Per cui, il mio consiglio è:

  • Parla con 8-12 clienti che rappresentino la tua utenza ideale. Chiedi loro cosa li fa arrabbiare, perché si sono rivolti a te, quale passo li ha convinti a fidarsi. Se puoi, registra gli incontri (con il loro consenso!), così puoi riascoltarli e individuare temi comuni.
  • Osserva come gli utenti interagiscono realmente con il tuo sito. Li vedi scorrere freneticamente in cerca di qualcosa di nascosto? Aprono mille pagine? Si bloccano su un modulo complicato e poi se ne vanno?
  • Invia sondaggi mirati. Personalmente, trovo più utili le domande aperte, del tipo “Perché?” e “Cosa ti frustra maggiormente?”, anziché quelle a risposta multipla.

Dati quantitativi (il gioco dei numeri)

Dopo la parte più “umana”, arriva il momento delle cifre:

  • Spulcia le analisi (che sia Google Analytics, Matomo o qualsiasi altro strumento). Guarda da dove arrivano i visitatori, quanto tempo restano, dove cliccano e dove abbandonano.
  • Tieni traccia dei percorsi. Sai esattamente quale strada seguono prima di convertire o di scappare dal sito?
  • Suddividi i dati per segmenti. Magari gli utenti mobile si comportano in modo molto diverso da quelli desktop. Oppure gli over 50 guardano solo la pagina FAQ e i ventenni preferiscono i contenuti video.
  • Fai test A/B su tutto. Mettiti l’anima in pace: spesso le tue certezze saranno smentite dai numeri.

Analisi comportamentale e demografia: i dettagli che contano

Quando entri nel dettaglio dei dati, ci sono alcune metriche fondamentali che ti rivelano chi hai davanti e come reagisce al tuo sito:

  • Pagine per visita: non è tanto importante la media (3-5 pagine), quanto il percorso. Stanno cercando risposte sparse o stanno seguendo un itinerario lineare?
  • Tempo sulla pagina: se su una pagina stanno il doppio del tempo rispetto alla media, potrebbe voler dire due cose: o è super interessante, o è super confusa (e non capiscono come uscirne!).
  • Modelli di navigazione: cliccano nei link principali o preferiscono scorrere fino in fondo e cliccare un bottone minuscolo?
  • Punti di uscita: se moltissimi utenti lasciano il tuo sito dalla stessa pagina, ci potrebbe essere un problema (o magari è la pagina di conferma dell’acquisto, e allora va tutto bene).
  • Preferenze dispositivo: mobile vs desktop non è solo un discorso di “schermo più piccolo o più grande”. Spesso, chi naviga da smartphone ha meno tempo e cerca risposte più immediate.

Vittoria rapida: prova a prendere la tua landing page di punta, osserva una registrazione di sessione (ad esempio con HotJar) e guarda i comportamenti reali.

Ti assicuro che in 5 minuti potresti trovare 2-3 modifiche da fare subito per migliorare l’esperienza dell’utente.

Pianificare la struttura del tuo sito web in base alle persone

Ora che hai chiaro chi sono i tuoi utenti e cosa li fa vibrare (o scappare), è il momento di ripensare l’architettura.

Immagina di dover disegnare una mappa con percorsi evidenti per ciascuna tipologia di visitatore, in modo che nessuno si senta perso.

Navigazione e architettura delle informazioni

Un buon menu di navigazione non dovrebbe riflettere solo la tua logica interna (“Prodotti”, “Servizi”, “Chi siamo”), ma il modo in cui i visitatori cercano soluzioni.

Magari, per i più tecnici, potresti avere un’area “Documentazione e API”; per chi cerca una soluzione veloce, un link “Soluzione rapida al tuo problema”.

Alcuni consigli:

  • Metti i contenuti più importanti (quelli che ti portano davvero conversioni) a non più di tre clic di distanza dalla home.
  • Colloca i link critici (come “Contattaci”, “Prenota una demo”) in punti facilmente visibili.
  • Se hai tante categorie, valuta un mega menu strutturato per tipo di persona o per macro-argomenti.
  • Breadcrumb: quel filino di testo in alto tipo “Home > Blog > Articolo XYZ” aiuta l’utente a capire dove si trova.

Vittoria rapida: individua le tre azioni principali che i tuoi utenti cercano di compiere sul sito.

Ad esempio, “Richiedere un preventivo”, “Scaricare una risorsa”, “Guardare un video demo”.

Ora conta quanti clic servono per farlo.

Se sono troppi, hai un problema di navigazione.

Strategia dei contenuti e messaggistica

Alzi la mano chi non ha mai trovato siti che sembrano sapere esattamente cosa stiamo cercando.

Quella sensazione di ‘Uh, ma questa pagina l’hanno scritta proprio per me!’ è il segreto di una strategia di contenuto basata sulle personas.

Ecco come si fa:

  • Titoli mirati ai problemi reali. Tipo: “Sei un manager stressato? Scopri come ridurre l’ansia in 10 minuti”.
  • Blocchi di contenuto scansionabili (bullet list, paragrafi brevi, sottotitoli) che offrono subito le informazioni che interessano a quell’utente tipo.
  • Call to action che parlino la lingua del destinatario. Se ti rivolgi a uno smanettone, puoi scrivere “Scarica la documentazione tecnica”; a un neofita, “Scopri di più senza troppi tecnicismi”.
  • Gerarchia: per Marta (manager stressata) magari in cima ci metti i benefici emotivi, per Luca (ex atleta con mal di schiena) i dati medici.
  • Media su misura: c’è chi preferisce i video, chi ama i podcast e chi vuole un PDF da leggere con calma. Pensa a ciò che la tua persona principale troverebbe più comodo.

Vittoria rapida: prendi la tua pagina principale (o la più visitata) e leggi il primo paragrafo.

Risponde davvero alla domanda più urgente del tuo utente preferito? Se la risposta è “meh”, riscrivilo subito.

Implementazione del design basato sulla persona

Fatte le personas, disegnata la mappa della struttura del sito web, è ora di calare le idee nel concreto.

Il design non è solo “quali colori uso”, ma anche come guido l’occhio del visitatore verso ciò che serve.

Ottimizzazione della home page e della landing page

La homepage è come l’ingresso della tua festa: in pochi secondi, un ospite si fa un’idea (positiva o negativa) di cosa troverà.

I dati dicono che bastano 0,05 secondi per formarsi un’opinione. Ecco perché devi:

  • Mostrare percorsi chiari per ogni tipo di persona: un box “Sei un CTO alla ricerca di soluzioni?” e uno “Sei un freelance agli inizi?” e così via.
  • Mettere in alto (above the fold) la tua proposta di valore principale, ma declinata in modo che chiunque possa capire “Ok, qui posso trovare X, Y e Z”.
  • Usare immagini e call to action pertinenti. Non basta una generica foto stock di gente che sorride: meglio una foto o un’icona che richiami subito il tema specifico.
  • Testare il layout. Fai A/B test per vedere se funziona meglio un titolo “Risparmia tempo” o “Gestisci i tuoi processi in modo smart”. I numeri non mentono.

Percorsi di conversione: una conversazione naturale

Immagina che la conversione (l’iscrizione alla newsletter, l’acquisto, la richiesta di contatto) sia l’ultimo passaggio di una conversazione che inizia con: “Ciao, ho un problema, mi puoi aiutare?”. Ecco i momenti chiave:

  1. Fase di consapevolezza: l’utente sa di avere un problema, ma non conosce ancora la soluzione. Qui funzionano post blog ottimizzati per rispondere alle sue domande (magari con l’aiuto di un consulente SEO per la ricerca delle keyword giuste).
  2. Fase di considerazione: si informa, valuta alternative e cerca prove della tua credibilità. Casi studio, confronti, testimonianze di altri utenti simili a lui.
  3. Fase di decisione: è pronto a fare il grande passo, ma ha bisogno dell’ultima spintarella: una demo, un CTA chiaro e breve, un form semplice (chiedi solo i dati essenziali!).
  4. Passaggi successivi: una volta che ha scelto te, come prosegue? Dovresti avere un “onboarding” chiaro, informazioni di assistenza, magari un video di benvenuto.

Come misurare se stai facendo bene

Una delle domande più comuni quando si rifà il sito pensando alle personas: “Ma come capisco se tutto funziona?“.

Ovviamente, guarderai i numeri: conversioni, tempo di permanenza sulle pagine, percentuali di rimbalzo, e così via.

Ma non fermarti alle cifre secche.

Osserva anche chi sta convertendo, quali segmenti di pubblico interagiscono di più e quali abbandonano il sito dopo poche pagine.

  • Se vedi che la maggior parte dei clic e delle conversioni arriva da un tipo di visitatore (ad esempio, i 40-50enni in cerca di soluzioni immediate), allora forse stai servendo bene quel segmento, ma stai tralasciando altri potenziali clienti.
  • Se un certo pubblico di nicchia migliora costantemente il suo tasso di conversione, forse è il caso di potenziare ancor di più i contenuti ad hoc per loro.

Fai dei test. A/B testing, session recording, mappe di calore, sondaggi: sono tutte cose che ti aiutano a vedere come l’utente vero e concreto si muove tra le tue pagine.

E, come dicevo all’inizio, accetta il fatto che non tutti entreranno dalla porta principale.

A volte arriveranno direttamente alla tua pagina di contatto, altre volte a un articolo del blog, altre volte ancora a un video su YouTube incorporato nella sezione risorse.

Non li devi per forza “imbrigliare”: l’obiettivo è far sì che, ovunque atterrino, abbiano la sensazione di essere nel posto giusto.

Adatta in corso d’opera

Un sito web non è un’opera scolpita nel marmo.

Una volta che inizi a raccogliere feedback e dati di navigazione, potresti scoprire che alcune pagine non funzionano come speravi.

Magari i visitatori “Chiara” (l’influencer dell’esempio) non trovano subito i materiali da condividere e scappano. Oppure i “Luca” cercano testimonianze più tecniche e finiscono altrove.

La soluzione? Cambia, sposta, prova.

Aggiungi un paragrafo più tecnico dove serve, o crea un link diretto a un PDF pensato per i professionisti.

A volte basta un titolo più chiaro, un box in evidenza o un pulsante che dica “Scopri subito se fa per te”.

L’importante è non pensare mai di aver terminato il lavoro: il web è vivo, come i tuoi utenti.

Una mappa di viaggio per ogni tipo di persona

Qui sotto trovi uno schema semplice per costruire percorsi di navigazione dedicati.

Immagina di voler disegnare un flusso logico:

  1. Consapevolezza: l’utente si rende conto di avere un problema o un desiderio. Arriva sul tuo sito tramite un blog post o un annuncio che parla del suo bisogno.
  2. Considerazione: cerca di capire se tu sei la risposta migliore, magari confrontandoti con i concorrenti. Nel tuo sito, dovrebbe trovare pagine di spiegazione, casi di studio, risorse mirate.
  3. Decisione: l’utente è quasi convinto, ma ha bisogno dell’ultimo incentivo per fidarsi. Qui entrano in gioco testimonianze, recensioni, una demo gratuita, una chiamata con un esperto.
  4. Azione: compra, si iscrive, richiede un preventivo, insomma, compie la conversione.

Ora, in base a ciascuna persona, il flusso avrà sfumature diverse.

Il manager stressato vuole magari rassicurazioni rapide e un riassunto bullet point con i vantaggi, mentre l’utente smanettone vorrà una pagina con dettagli tecnici e risposte alle domande più articolate.

Assecondare queste differenze fa la differenza.

Perché tutto questo sforzo?

A volte mi chiedono: “Non basta una pagina generica che racconti la nostra azienda e un bel pulsante ‘Compra subito’?”.

Onestamente, dipende dai tuoi obiettivi.

Se vendi un solo prodotto a un pubblico molto ristretto e omogeneo, forse può anche funzionare.

Ma nella maggior parte dei casi, se hai più di un tipo di cliente e prodotti o servizi minimamente complessi, serve un approccio più raffinato.

C’è un bel vantaggio, però: quando l’utente si sente “capito” e vede che il sito gli parla con il linguaggio e l’attenzione giusta, è molto più probabile che si fermi, navighi, lasci un contatto, e magari condivida il contenuto con altri potenziali interessati.

È un effetto domino: ogni persona che trova risposte pertinenti potrebbe diventare un ambasciatore del tuo brand.

Conclusione

In definitiva, ristrutturare il tuo sito web senza tener conto delle persone che lo abitano è come arredare casa solo secondo il tuo gusto, senza considerare che ospiterai amici, parenti, colleghi e magari sconosciuti.

Quello che ti propongo è di creare un ambiente accogliente, con spazi pensati apposta per i diversi ospiti.

Non significa fare un trattato di sociologia o passare mesi a fare interviste, ma semplicemente mettersi nei panni dei tuoi potenziali clienti e costruire percorsi di navigazione che non li facciano sentire mai fuori luogo.

La prossima volta che apri il tuo sito, guardalo con occhi nuovi.

Prova a chiederti: “Un manager stressato che ci capita per caso, troverebbe subito il percorso giusto per lui? Un ragazzo appassionato di tecnologia avrebbe una sezione dedicata e un linguaggio adatto? Le informazioni più importanti sono messe in chiaro entro pochi clic?”.

Ricorda, un piccolo trucco che adoro: immagina di avere davanti un gruppo di amici molto diversi tra loro.

Se ognuno riuscirà a trovare qualcosa che lo interessa senza troppa fatica, allora stai sulla buona strada.

Certo, potresti aver bisogno di ottimizzare i titoli, di riorganizzare i contenuti o di ripensare il modo in cui descrivi il valore di ciò che offri.

Ma vale la pena investire in questa trasformazione, perché i risultati – in termini di conversioni, soddisfazione degli utenti e reputazione del tuo brand – si faranno notare.

Ora, non mi resta che augurarti buon lavoro.

E mi farebbe piacere sapere la tua opinione o se stai già sperimentando un approccio simile.

Lascia pure un commento qui sotto: sarà un modo per confrontarci e crescere insieme.


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