Il 2025 si avvicina. Sei pronto/a?
Ogni anno, per chi lavora nel mondo della SEO, arriva il momento di fare un bilancio e porsi una domanda fondamentale: “Il mio sito è davvero pronto per affrontare i nuovi update dei motori di ricerca?”.
Se anche tu vuoi partire con il piede giusto, ho preparato una lista con 6 tecniche SEO su cui concentrarti nel 2025.
Non si tratta di una lista lunga, ma di strategie pratiche che portano risultati.
Cominciamo dalla prima.
1. Comprendere e gestire i bot dei modelli linguistici (LLM)
ChatGPT non sta rovinando la quota di mercato di Google.
Almeno per ora.
I numeri parlano chiaro: a settembre 2024, ChatGPT ha registrato il 3,7% delle visite mensili rispetto agli 82 miliardi di Google. Quindi noccioline. Tuttavia, non tutte queste visite sono ricerche, il che rende il dato meno drammatico di quanto potrebbe sembrare.
Perché dovresti occuparti degli LLM?
Chi crede che ChatGPT e gli altri grandi modelli linguistici (LLM) siano destinati a dominare il web potrebbe sbagliarsi, almeno per ora.
Ma ciò non significa che siano irrilevanti.
Inserire il tuo sito negli indici di questi strumenti potrebbe essere utile per la visibilità futura del tuo sito web.
Gli LLM, di cui fanno parte ChatGPT, Claude e Perplexity sono in circolazione da oltre due anni. Le aziende più attente dovrebbero già aver stabilito policy interne su come utilizzare questi strumenti e su come gestire il loro impatto, sia come risorse aziendali che come motori di ricerca alternativi.
Azioni da intraprendere:
- Analizza il traffico generato dagli LLM: usa regex in Google Analytics 4 o Semrush e Ahrefs per monitorare il traffico proveniente da ChatGPT e altri modelli.
- Segui le linee guida per l’indicizzazione: OpenAI, Common Crawl e Google forniscono istruzioni dettagliate su come configurare robots.txt per consentire o bloccare i bot.
- Blocca i bot indesiderati: molti LLM non condividono apertamente i nomi dei loro bot. Per identificarli, analizza i log del server e implementa blocchi mirati.
Viviamo in un’epoca in cui gran parte del web è già stata scansionata e utilizzata da questi modelli. Anche se non puoi cambiare questo stato di fatto, puoi adattarti per proteggere e ottimizzare la tua visibilità.
2. Ottimizzare i dati strutturati del sito
Prima di tutto, non limitarti a pensare ai dati strutturati come al semplice markup di schemaorg.
È vero, Schema.org va seguito e capito, ma oggi voglio concentrarmi su qualcosa di più profondo: come i tuoi contenuti vengono rappresentati e interpretati non solo dai motori di ricerca tradizionali, bensì anche dai nuovi LLM (Large Language Model), in grado di estrarre informazioni da snippet isolati.
Prova a riflettere sulla formattazione di ogni singolo elemento.
Se hai una tabella, non lasciarla lì a caso! Utilizza i tag <table>
, <th>
e <tr>
per dare una struttura logica e semantica ai dati.
Stesso discorso per le intestazioni: gerarchizzale con i tag <h1>
, <h2>
e così via, come capitoli di un libro ben organizzato. Per i link, usa sempre <a href>
al posto di <button>
, evitando fraintendimenti e rendendo i contenuti più chiari e coerenti.
Per elementi più complessi, come citazioni a blocchi, commenti o video, sfrutta un markup HTML avanzato e adatto allo scopo.
Certo, potresti doverci investire più tempo del previsto, soprattutto se il tuo sito si basa pesantemente su framework JavaScript.
Tuttavia, non arrenderti!
Immagina la differenza tra uno scaffale di libri ordinati per autore, tema e anno di pubblicazione e una pila di volumi sparsi sul pavimento. I motori di ricerca, come bibliotecari esigenti, apprezzeranno questo ordine e ne terranno conto nelle classifiche.
In un contesto digitale sempre più competitivo, presentare i tuoi contenuti in un formato impeccabile può fare la differenza tra un posizionamento mediocre e la tanto ambita prima pagina.
Dai uno sguardo a report di settore, casi studio o linee guida ufficiali di Google per comprendere meglio le migliori tecniche. In un’era in cui l’intelligenza artificiale divora dati come Pac-Man con i fantasmini, una corretta strutturazione dei contenuti è il tuo “power-up” segreto. Allora, pronto a dare una sistemata ai tuoi dati strutturati? Non aspettare la prossima “Google Dance”: danza tu con il codice e orchestralo in un equilibrio perfetto!
3. Curare i dettagli: risolvere le piccole criticità
Stiamo correndo verso un punto di svolta, perché il numero di documenti da analizzare sul web è ormai enorme.
Presto arriveremo a un momento in cui la vera sfida non sarà più solo la classificazione, ma l’indicizzazione, o addirittura la semplice scansione.
A causa del mio conservatorismo e della mia cautela, quelle soluzioni tecniche dell’1% che finora ho continuato a rimandare iniziano a sembrare vere e proprie crisi esistenziali.
Ognuna di queste lacune è un’opportunità per Google di ignorare il nostro sito web, decidendo che non vale più la pena analizzarlo o indicizzarlo.
Quindi, torna indietro… Riprendi quelle correzioni dell’1% che sono state sistematicamente accantonate.
Quelle piccole ottimizzazioni che hai sempre considerato non degne del tempo o dello sforzo del tuo team di sviluppo.
Si avvicina Natale: se non hai un codice bloccato o un sito di e-commerce da rifare, la situazione potrebbe essere relativamente tranquilla.
Approfitta di questo periodo e controlla:
- Tag duplicati: titoli, descrizioni o qualsiasi altro meta tag.
- Vecchi plugin disattivati ma non eliminati.
- Dimensioni delle immagini.
- Navigazione duplicata su dispositivi mobili e desktop.
- Tag obsoleti o duplicati in Tag Manager, Segment, ecc.
- Installazioni duplicate del Tag Manager.
- JavaScript obsoleto sul sito.
- Problemi di accessibilità, conformità HTML o CSS (come segnalato dal W3C).
- Vecchie pagine o bozze di post a livello di server da eliminare.
Le correzioni dell’1% variano in base al tuo team e al tuo sito web, ma queste sono alcune delle più comuni.
Esaminale con attenzione.
E inizia ad aggiungerle ai tuoi ticket su Trello.
4. Accorpare e aggiornare i contenuti obsoleti
Anche se non si tratta strettamente di una tattica di SEO tecnica, aggiornare i contenuti è una strategia che influisce sulla gestione complessiva delle risorse del tuo sito web. Simile a quando decidi di rimuovere i reindirizzamenti 301 più vecchi di un anno per alleggerire il carico del server. Di questa ne parleremo dopo.
Più contenuti hai, più il tuo sito diventa “pesante”: ci sono più pagine da esaminare, indicizzare e mantenere aggiornate.
Questo può complicare il lavoro dei motori di ricerca e rallentare i processi di scansione.
Se, ad esempio, hai pubblicato tre guide simili sullo stesso argomento – una nel 2015, una nel 2019 e una nel 2023 – anziché mantenere tre pagine separate, puoi unificarle in un unico contenuto aggiornato e completo. In questo modo, Google non dovrà scegliere tra più versioni pressoché uguali, ma potrà valorizzare direttamente la tua singola, ricca risorsa.
Ricorda che Google non si concentra su una parola chiave precisa o sull’anno di pubblicazione, bensì cerca la risposta più pertinente alla domanda dell’utente.
Invece di segmentare i tuoi contenuti in base a parole chiave o date, raggruppali attorno a tematiche o domande precise. Così facendo, offrirai ai motori di ricerca (e agli utenti) un punto di riferimento unico, solido e chiaro, migliorando la visibilità complessiva e la qualità della tua presenza online.
5. Adottare nuove tecnologie web
I linguaggi del web — HTML, CSS e JavaScript (con le relative librerie e framework) — si evolvono costantemente.
Questo significa che Google introduce di continuo nuove possibilità per rendere il tuo sito più veloce, efficiente e gradevole da utilizzare.
Tra queste opportunità ci sono due concetti fondamentali:
- Prerendering: immagina di poter “preparare” in anticipo la prossima pagina che l’utente visiterà con maggiore probabilità. Grazie a questa tecnica, non appena l’utente clicca sul link, la nuova pagina è già pronta in background, riducendo drasticamente i tempi di attesa.
- Visibilità del contenuto (content-visibility): questo approccio funziona un po’ come un “lazy load” non solo per le immagini, ma anche per interi blocchi di testo. Invece di caricare tutto il contenuto in una volta, la pagina mostra subito solo la parte visibile all’utente. Man mano che si scorre verso il basso, il resto compare al momento giusto. Il risultato? Un tempo di caricamento iniziale molto più rapido, perché non stai caricando subito dei dati che l’utente non vede ancora.
Se cerchi di stare al passo con queste tecnologie, il blog per sviluppatori di Google contiene articoli interessanti.
Anche nei report dei test di velocità del tuo sito troverai consigli utili su come sfruttare tecniche come il chunking o il windowing, che consentono di suddividere il contenuto in parti più piccole e caricarlo gradualmente.
Tieni presente, però, che l’implementazione di questi miglioramenti può richiedere tempo e risorse.
Prima di sperimentare le novità, vale la pena verificare se ci sono piccole ottimizzazioni – le cosiddette “correzioni dell’1%” – che, pur essendo semplici, possono offrire miglioramenti significativi. Se risolvere alcuni problemi tecnici già risaputi permette di incrementare le prestazioni di oltre il 40%, ha più senso intervenire prima su questi aspetti, rimandando l’adozione di soluzioni più complesse a una fase successiva.
6. Eliminare i redirect 301 più vecchi di un anno
Un tempo si pensava che i reindirizzamenti 301 dovessero restare attivi all’infinito, per mantenere traccia del traffico proveniente da vecchi URL e non perdere nessun visitatore.
Ora, però, questa convinzione sta cambiando.
Per quale motivo?
Quando il server deve gestire una lunga lista di redirect 301, è costretto a controllare ogni voce prima di caricare la pagina. Più sono i redirect vecchi e inutilizzati, più risorse vengono sprecate in operazioni superflue. Le risorse del server non sono infinite e, con il tempo, questa mole di verifiche rallenta il caricamento delle pagine e l’esperienza utente.
La regola di Google è chiara: devi mantenere un 301 redirect per un anno. Trascorso questo periodo, se non hai prove concrete (dalle tue analisi) che qualcuno stia ancora visitando l’URL originale, è meglio rimuovere il redirect. In sostanza, se dopo un anno il vecchio URL non genera più traffico, quel reindirizzamento è solo un peso morto per il tuo sistema.
Cosa fare, quindi?
Elimina tutti i reindirizzamenti 301 che hanno più di un anno e non sono più utili. Così libererai risorse preziose, alleggerirai il tuo server e migliorerai le prestazioni complessive del sito.
Conclusione: prepara il tuo sito per il 2025
La SEO tecnica non è una lista infinita di compiti, ma un insieme di azioni mirate che garantiscono risultati concreti.
Affronta queste 6 aree con attenzione e costruisci una base solida per il futuro del tuo sito.
Adesso tocca a te.
Quale azione metterai in pratica per prima?
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